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ARTICOLO 23

SNC SETTIMANA NAZIONALE DELLA CULTURA DI BOBODJOULASSO - BURKINA FASO


di ALESSIA DE MARCO
5 aprile 2011 - Napoli

Il BurkinaFaso, con i suoi 270 mila km2 (un po’ meno dell’estensione italiana) è, per l’Africa, un piccolo paese. Eppure tra i suoi 15 milioni di abitanti, con un’età media di 17 anni, convivono pacificamente più di 60 etnie. Tra i paesi più poveri del mondo e con un’economia in gran parte finanziata dagli aiuti internazionali, l’elevatissima disoccupazione provoca una massiccia emigrazione nei paesi vicini ed in Europa. L’eterogeneità interna e questi sfavorevoli fattori, ne fanno, però, un vivo ed intenso crocevia culturale.

Ed infatti, ci si meraviglia di quanto siano divenute importanti le manifestazioni che vi si tengono: il SITHO (Salon International du Tourisme et de l’Hôtellerie de Ouagadougou), il SIAO (Salon International de l'Artisanat de Ouagadougou) - una delle più importanti fiere di prodotti artigianali dell'intero continente -, l’ormai conosciutissimo FESPACO (Festival Panafricain du Cinéma et de la Télévision de Ouagadougou).

Ma c'è ancora un’altra iniziativa, poco nota forse perché non si svolge nella capitale, che è in realtà una delle più importanti ed interessanti manifestazioni artistiche dell'intera Africa francofona. E’ la Settimana Nazionale della Cultura (Semaine Nationale de la Culture, SNC), organizzata con cadenza biennale a Bobodioulasso, seconda città del paese, ma suo principale centro culturale ed economico.

E’ una rassegna dedicata alla presentazione del patrimonio culturale di ciascuna delle 13 regioni in cui è diviso il Paese, nata nel 1983 per volere dell’ancora compianto presidente Thomas Sankara. La sua è una figura politicamente tra le più singolari dell’intera Africa e determinante nella storia recente del paese. Ad iniziare dal nome coloniale, Alto Volta, che egli cambiò nell’attuale e che nelle due principali lingue autoctone significa “Paese degli Uomini Integri”. Convinto della necessità di una decolonizzazione delle mentalità e non solo politica, riteneva che la cultura è una potente leva per lo sviluppo, oltre che un grande fattore di coesione sociale.

E negli anni questi obiettivi originari non sono cambiati: far scoprire e valorizzare il patrimonio burkinabè, stimolare la creazione artistica e letteraria, creare un momento di scambio tra artisti ed intellettuali e tra burkinabè e stranieri, permettere un incontro dei vari gruppi etnici del paese in modo da consolidare la coesione sociale e l’armonia interetnica.

Se è vero che oggi l'Africa degli anziani talvolta cozza con l'Africa dei giovani, sensibili alle influenze ed agli stili di vita occidentali, l’iniziativa vuole spingerli ad amare la propria cultura e mostrare che la modernizzazione può convivere con gli usi tradizionali che ancora regolamentano la vita quotidiana dei burkinabè.

Oltre alle arti dello spettacolo, le altre aree di espressione della Semaine comprendono le lettere, le arti plastiche, il cinema e la produzione audiovisiva, il teatro, ma anche le arti culinarie e gli sport tradizionali, tiro con l'arco e lotta libera.

Preceduta da una straordinaria cerimonia d'apertura, che da sola acquieterebbe il più irrequieto dei ricercatori di popoli, questa manifestazione è gioia di colori e suoni, completo catalogo vivente di etnie ed usi, ma incompletabile visione di iniziative, fuochi d'artificio, sfilate. Da quella delle rappresentanze delle principali etnie a quella dei mistici cacciatori Donzo, che vivono nella foresta e nella savana indossando amuleti che, pare, li proteggano fino a renderli invisibili alle prede, passando per quella semplicemente spettacolare delle maschere, ancora oggi d’uso nei riti di iniziazione e nei funerali ed una presenza ancora costante nella società burkinabè.

L'edizione del 2010 - la XV - che si è tenuta dal 27 novembre al 4 dicembre, ha visto la partecipazione oltre che di un paese ospite, il Canada, di 132 gruppi nazionali e 7 della diaspora ivoriana, con un numero complessivo di 2146 artisti.

Sul palco del teatro principale della città, il Theatre de l'Amitiè, gli artisti dello spettacolo - è questa la parte che ho seguito meglio - si sono cimentati in sentite competizioni, sviluppando coreografie originali (meravigliose!) con l'utilizzo di strumenti musicali rigorosamente tradizionali, cercando di valorizzare la cultura della loro regione di provenienza. I vincitori delle varie categorie (musica moderna, musica tradizionale, danza tradizionale, creazione coreografica, coro, orchestra, teatro) vengono insigniti del “Gran Premio Nazionale delle Arti e delle Lettere” che consiste in una somma di denaro e nella possibilità di fare tournee nel Paese ed all'estero.

Le arti plastiche sono ancora poco sviluppate in Burkina, dove predomina l'artigianato, ma in questo contesto vengono promossi la produzione artistica contemporanea, in particolare la scultura in bronzo ed in legno, il batik e la pittura. Anche nel tentativo di incoraggiare l'emergere di un vero mercato dell’arte, è stato istituito il piccolo museo provinciale di Houet, dove vengono esposte tutte le opere.

La lotta tradizionale è per eccellenza lo sport delle regioni dell’est, Gourounsi e Gourmantchè, mentre nel tiro con l'arco gli arcieri con maggiore destrezza provengono dalla regione dei Lobi, nel sud-ovest del paese. Lì, ancora oggi, il tiro con l’arco simboleggia virilità e spirito guerriero e durante riti iniziatici, costituisce il mezzo per preparare l’ingresso nella vita adulta degli adolescenti.

Una settimana intensissima, in cui gli antichi suoni d'Africa sono unici protagonisti; ancora una volta Mamma Africa può insegnare qualcosa, al “vecchio mondo” ed all’Italia, dove la diversità culturale non è ancora accettata e la strada da percorrere è ancora lunga.

Burkina Faso, terra di uomini integri, terra multietnica, terra capace di offrire eterogeneità di vedute e condizioni. Un viaggio nel viaggio vissuto durante la SNC, dritto alle origini, in un luogo senza tempo.



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